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Non se ne può più di Notting Hill, Kensington, King’s Road o Piccadilly. La Londra esclusiva ci ha stancati. Oggi la linfa vitale della capitale britannica è la vibrante East End: il territorio che va da est della città medievale a nord del Tamigi, quello che durante la dinastia dei Tudor era il più vicino al vecchio porto e che quindi è sempre stato precursore.
Negli anni ’50, la zona si trasforma da povera, criminale e sovrappopolata a glam e giovane, diventando emblema del cambiamento sociale.
Zoomando ancora, ci soffermiamo su Brick Lane, dove i marciapiedi si travestono da bancarelle trendy, i muri da tele per Banksy ed i negozi e i locali da luoghi di scambio di tendenze e creatività.
La strada più lunga del London Borough of Tower Hamlets (parte da Bethnal Green che sta a nord della città, passa per Spitafields ed arriva fino a White Chapel a sud) era teatro di malavita, di bordelli e dei delitti del famosissimo serial killer, Jack lo squartatore. Oggi invece è mosaico di persone di tutte le razze e le età, di locali di vari generi (risoranti e bar ecologici o orientali, tea room, birrerie) e, soprattutto, di negozi e bancarelle che stracciano la moda del momento e qualsiasi prezzo londinese.
Detta anche “Bangla Town” (per la quantità di bengalesi che la popolano dagli anni ’60), la strada dall’insegna bilingue e dai profumi orientali ospita un mercato che si anima la domenica, dall’alba fino alle due del pomeriggio. Ragazzi e ragazze stendono teli colorati sui marciapiedi ed espongono vestiti e scarpe usati e creazioni di tutti i tipi: dal vestiario agli accessori, dall’artigianato alla bigiotteria. E poi una miriade di bancarelle con abiti vintage e attuali, biciclette (ma sì, diciamolo) rubate, e articoli per la casa. Nella “strada del mattone” (“brick lane”, appunto) gli acquisti continuano anche durante la settimana: il quartiere è costellato di negozi vintage (Rockit è il più famoso), stravaganti e di pellame. Ho comprato una giacca di pelle che in Italia avrei pagato il doppio nonostante il cambio sfavorevole, ed un regalo per un bimbo appena nato: un bavaglino a strisce bianche e nere, con la scritta “Sono stato dentro nove mesi”.
Brick Lane è anche molto altro. È design, con le sue gallerie (tra cui la Whitechapel Gallery e la White Cube). È arte, grazie al movimento Young British Artists ed agli artisti che la abitano, come per esempio Gilbert e George. È musica, con i suoi negozi di dischi ed i locali di musica dal vivo. È multi cultura, con la sua moschea all’angolo con Fournier Street, un tempo luogo di culto per gli Ugonotti, poi Sinagoga e oggi edificio sacro per gli immigrati del Bangladesh. È un miscuglio eclettico che fa pensare ad una Berlino trapiantata in oriente.
1001
Dopo una lunga passeggiata, il “1001 Café” è tappa obbligatoria. È un ampio locale su due piani con uno spazio all’aperto, che si trova su Dray Walk (una strada privata che parte da Brick Lane), all’interno del complesso Old Truman Brewery, ieri Black Eagle Brewery (fabbrica di birra fondata nel 1680), oggi centro creativo dell’East End Londinese. Il “1001” offre portate calde, panini, dolci, tè, caffè, e, inutile dirlo, birra e alcolici. Al piano di sopra, gli arredi rigorosamente vintage gli danno un tocco decadente ed intellettuale. E, in un’altra sala ancora, si esibiscono tutti i giorni DJ del panorama internazionale e musicisti dal vivo, su note elettroniche e drum and bass, ma anche reggae e più tradizionali. Dopo aver comprato il bavaglino, ho trovato rifugio qui per qualche ora. Mi sono ustionata la lingua con il tè che viene servito a temperature aliene ed ho ballato a ritmo di tech house, circondata dalle mie amiche e da veri londinesi (una specie rara da scovare, forse in via di estinzione).

Non se ne può più di Notting Hill, Kensington, King’s Road o Piccadilly. La Londra esclusiva ci ha stancati. Oggi la linfa vitale della capitale britannica è la vibrante East End: il territorio che va da est della città medievale a nord del Tamigi, quello che durante la dinastia dei Tudor era il più vicino al vecchio porto e che quindi è sempre stato precursore. Negli anni ’50, la zona si trasforma da povera, criminale e sovrappopolata a glam e giovane, diventando emblema del cambiamento sociale. Zoomando ancora, ci soffermiamo su Brick Lane, dove i marciapiedi si travestono da bancarelle trendy, i muri da tele per Banksy ed i negozi e i locali da luoghi di scambio di tendenze e creatività.

La strada più lunga del London Borough of Tower Hamlets (parte da Bethnal Green che sta a nord della città, passa per Spitafields ed arriva fino a White Chapel a sud) era teatro di malavita, di bordelli e dei delitti del famosissimo serial killer, Jack lo squartatore. Oggi invece è mosaico di persone di tutte le razze e le età, di locali di vari generi (risoranti e bar ecologici o orientali, tea room, birrerie) e, soprattutto, di negozi e bancarelle che stracciano la moda del momento e qualsiasi prezzo londinese.Detta anche “Bangla Town” (per la quantità di bengalesi che la popolano dagli anni ’60), la strada dall’insegna bilingue e dai profumi orientali ospita un mercato che si anima la domenica, dall’alba fino alle due del pomeriggio. Ragazzi e ragazze stendono teli colorati sui marciapiedi ed espongono vestiti e scarpe usati e creazioni di tutti i tipi: dal vestiario agli accessori, dall’artigianato alla bigiotteria. E poi una miriade di bancarelle con abiti vintage e attuali, biciclette (ma sì, diciamolo) rubate, e articoli per la casa. Nella “strada del mattone” (“brick lane”, appunto) gli acquisti continuano anche durante la settimana: il quartiere è costellato di negozi vintage (Rockit è il più famoso), stravaganti e di pellame. Ho comprato una giacca di pelle che in Italia avrei pagato il doppio nonostante il cambio sfavorevole, ed un regalo per un bimbo appena nato: un bavaglino a strisce bianche e nere, con la scritta “Sono stato dentro nove mesi”.

Brick Lane è anche molto altro. È design, con le sue gallerie (tra cui la Whitechapel Gallery e la White Cube). È arte, grazie al movimento Young British Artists ed agli artisti che la abitano, come per esempio Gilbert e George. È musica, con i suoi negozi di dischi ed i locali di musica dal vivo. È multi cultura, con la sua moschea all’angolo con Fournier Street, un tempo luogo di culto per gli Ugonotti, poi Sinagoga e oggi edificio sacro per gli immigrati del Bangladesh. È un miscuglio eclettico che fa pensare ad una Berlino trapiantata in oriente.

1001 cafè
1001 cafè

Dopo una lunga passeggiata, il “1001 Café” è tappa obbligatoria. È un ampio locale su due piani con uno spazio all’aperto, che si trova su Dray Walk (una strada privata che parte da Brick Lane), all’interno del complesso Old Truman Brewery, ieri Black Eagle Brewery (fabbrica di birra fondata nel 1680), oggi centro creativo dell’East End Londinese. Il “1001” offre portate calde, panini, dolci, tè, caffè, e, inutile dirlo, birra e alcolici. Al piano di sopra, gli arredi rigorosamente vintage gli danno un tocco decadente ed intellettuale. E, in un’altra sala ancora, si esibiscono tutti i giorni DJ del panorama internazionale e musicisti dal vivo, su note elettroniche e drum and bass, ma anche reggae e più tradizionali. Dopo aver comprato il bavaglino, ho trovato rifugio qui per qualche ora. Mi sono ustionata la lingua con il tè che viene servito a temperature aliene ed ho ballato a ritmo di tech house, circondata dalle mie amiche e da veri londinesi (una specie rara da scovare, forse in via di estinzione).

Articolo successivoda Hüssein Çağlayn a Onur Ozer
Francesca Rosati
Caporedattore di the trip magazine dalla prima uscita (2010), dopo la laurea in Scienze delle Comunicazioni consegue un master in Scrittura Cineradiotelevisiva allo IED di Roma e lavora alla Saatchi&Saatchi per due anni. Innamorata della scrittura in tutte le sue forme, ha una particolare ossessione per la virgola.