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Montréal, terza città francofona al mondo, sorge su alcune isole alla confluenza dei fiumi San Lorenzo e Outaouais in una posizione spettacolare. Mi accoglie al tramonto, bella come una donna che vuole intrigarti al primo appuntamento. Ne rimango subito affascinato.

Lo skyline è quello delle grandi metropoli, il ritmo no, lo stampo francese si sente eccome e dona alla città un sapore completamente diverso rispetto alla metropoli made in U.S.A. Il clima d’estate è perfetto, il problema si crea in inverno, quando il termometro scende spesso a meno quaranta. Per questo Montréal ha una città sotterranea di oltre 30 km che permette ai cittadini di avere ogni comfort senza mai uscire su strada. Ristoranti, negozi, bar, cinema e addirittura uffici. Un po’ claustrofobico ma certamente funzionale. Passo tre giorni a gironzolare per la città in cerca delle zone meno scontate.

La vecchia Montréal, dai palazzi coloniali e dalle vie piene di ciottoli è bellissima ma anche zona molto turistica, forse per questo non ne rimango troppo entusiasta, così come il centro finanziario dove si trovano esclusivamente grattacieli e uffici a perdita d’occhio. Sono altre le zone che stuzzicano la mia attenzione.

 

Parc Du Mont Royal

Decido di iniziare la mia conoscenza di Montréal dal suo spot più alto. Vedere una città dall’alto dà sempre la giusta dimensione di dove ci si trova. Nel cuore della città infatti spicca un gioiello di architettura del paesaggio, è il Park Du Mont Royal, 200 ettari di Parco sovrastano il centro della città. Fu disegnato da Fredrick Law Olmstead, l’architetto che contribuì anche alla realizzazione di Central Park a New York. In estate diventa il luogo perfetto per rifugiarsi dal caldo, regno di scoiattoli e di runner di tutte le età. Oltre allo skyline della city, dall’alto si può anche ammirare l’avveneristico stadio Olimpico, costruito per le Olimpiadi del 1976 e teatro nel 1977 di uno dei concerti dei Pink Floyd passati alla storia. Su quel palco Roger Waters ebbe un’accesissima diatriba con una fan, arrivando a sputargli addosso. Si dice però che quella lite gli servì da ispirazione e durante la stessa notte scrisse il testo di The Wall.

 Le Plateau

Scendendo dal Mont Du Royal mi perdo tra le strade a Le Plateau, quartiere ormai divenuto borghese dopo essere stato per anni il cuore pulsante della Montréal bohémien. È una zona deliziosa, le case non superano i due piani e quasi tutte hanno sfavillanti colori pastello che risplendono al sole. La caratteristica principale è che le porte d’ingresso delle case sono sempre ubicate al primo piano e sono collegate alla strada da delle scale di ferro che hanno le forme più strane. Sono bellissime anche se a Montréal si scherza sempre sul fatto che i postini fanno a gara per evitare di consegnare le lettere a Le Plateau.
Ristoranti e baretti stilosi si susseguono ed è fantastico passeggiare tra le stradine alberate tra vecchi antiquari e negozietti di dischi funk anni 80.

 

 

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