Viaggio in Giordania – giorno 4
Bisognerebbe svegliarsi più spesso per vedere il sole che sorge. Una sorta di rito che cambia la tua giornata, ché inizia con un buon proposito.
Camminare fino a trovare un posto dove fare il fuoco nel deserto del Wadi Rum. Il freddo che precede l’alba gela il viso. Il nostro accompagnatore prepara il fuoco, stende dei teli sulla sabbia ancora fredda e ci offre biscotti e datteri freschi. Prendere il tè, aspettare che il sole inizi a scaldarti e tornare indietro.
Così parte una bella giornata.
Arrivare in un ottimo albergo ad Aqaba e scoprire che è pieno di militari inglesi ha rischiato di rovinarmela, ma è bastato girare un po’ per la città a farmi tornare il buon umore.
La città che poi non è niente di che, se non un punto strategico al confine tra Israele ed Egitto, un porto con secoli di storia, uno specchio dell’Occidente dove girano donne col velo e col burqa, una meta turistica per amanti del diving. Ora infatti il turismo è tutto dedicato a questa attività.
Come mi capita spesso, vorrei provare a vivere qui per qualche tempo, vorrei che queste strade diventassero familiari e gli atteggiamenti anche. Vorrei riuscire a capire cosa dicono.
Per le vie puoi incontrare uomini con le vesti tradizionali, la keffiyeh rossa tipica della Giordania sul capo e una lunga veste bianca, ma anche ragazzi vestiti all’occidentale che cavalcano dromedari in mezzo alle macchine. Sulla spiaggia, al tramonto, i bambini fanno il bagno insieme alle madri, che si immergono completamente coperte dalla testa ai piedi. Quest’immagine ha su di me un forte fascino, tra mistero e romanticismo.
Giro coperta dalla testa ai piedi, quando non indosso il foulard mi sento gli occhi addosso. Io ancora non l’ho analizzata questa storia del burqa. La tolleranza e il rispetto mi hanno sempre portato a pensare che un’altra cultura è talmente complessa che ogni analisi esterna risulta superficiale. Camminando per le strade sentimenti contrastanti mi assalgono. Ad oggi può anche essere una scelta, come tutti si sbrigano a risponderti, ma non posso non pensare che sia dovuta a vecchie tradizioni e imposizioni che di libero lasciavano ben poco. Perché tu puoi scegliere di coprirti se puoi anche decidere di non farlo, ma qui non c’è nessuna con il capo scoperto. Allora mi ritrovo a guardare con curiosità anche una coppia che tiene per mano il proprio bambino. Mi sembra una scena strana. Mi rendo conto che non ci capisco niente e che le mie emozioni hanno la meglio sulla ragione. Mi rimetto la sciarpa in testa, e se non fosse per la macchinetta fotografica al collo passerei inosservata.
Domani mattina ci sarà la preghiera del venerdì, dove io non posso entrare.