Proprio nei pressi di Stellenbosh si trova Kayamandi, la seconda più antica township del Western Cape.
Le townships sono luoghi di miseria e criminalità. La gente vive in baracche di latta sotto il controllo dei gangsters di zona per i quali la vita vale davvero poco. Le big mamas si riuniscono insieme su un prato cosparso di sangue e spazzatura, tagliano la testa ai polli, cantano, cuociono alla brace e distribuiscono il cibo alla comunità. Un bambino di otto anni sta fumando tik, l’economica droga locale. Qui, all’interno della township, quasi tutti sono dipendenti di tik.
A Kayamandi vivono oltre trentamila persone. La maggior parte parla la lingua africana Xhosa, altri parlano la Sotho e sono in pochi a parlare un inglese corretto.
In una baracca vivono in media otto persone: i bambini si dividono il letto e i genitori dormono in genere sul pavimento. Per strada l’odore è forte, i piccoli giocano a piedi scalzi nelle pozzanghere con copertoni bucati o piccole ruote e carrelli.
Un bianco può mettere piede nella township solo se accompagnato da una guida del luogo. I bambini rincorrono i visitatori, li accerchiano, li abbracciano, sono attratti dalla fotocamera e chiedono di essere ripresi, si emozionano, si lanciano occhiate di sfida come a intendere: ha guardato me, ora ha fotografato me.
I residenti più amichevoli si avvicinano e lamentano la propria situazione: il governo è assente, non ci danno un buco neanche per pisciare, dicono in molti. Mi mostrano i sanitari forniti dallo Stato: piccole scatole di plastica da svuotare e lavare dopo l’uso.
Eppure, nonostante questa gente sia sporca, avvilita, comandata dalla legge del più forte, terrorizzata dalle armi e stremata dalla droga è qui che vuole continuare a vivere.
D’altra parte Kayamandi significa casa dolce casa.
Se si è interessati a conoscere la realtà delle baraccopoli sudafricane, bisogna armarsi di coraggio e trovare una guida fidata per ciascuna delle township più rilevanti: Capricorn si trova appena sopra Muizenberg e lì vicino c’è Gugulethu, tra le cui baracche si trova Mzouli, via di mezzo fra un’enorme macelleria e un ristorante per barbecue. Andate in gruppo, vestiti in modo sobrio e solo dopo aver prenotato. Scegliete la vostra carne, ordinate da bere e festeggiate con la comunità. Proprio al centro della False Bay, tra Strandfontain e Gordons Bay, si trova la township di Khayelitsha.
Un giro in centro a Cape Town
Quanto è sorridente Cape Town, città calda e varia, dai diversi strati e colori. Il miglior luogo dove soggiornare è Long Street. Particolarmente simpatica ed economica è la formula dei backpackers: come in ostello si dorme in camere da quattro o da sei, ma le strutture sono in genere deliziose, curate, sempre attrezzate con un barbecue, festose e piene di giovani anche in inverno. Bellissimo il Long Street Backpackers, con il cortile interno, l’edera che colora i muri e le scale bianche.
Long street è la strada dei locali: percorrendola in su e in giù vi si trovano discoteche e ristorantini d’ogni genere e per ogni giorno della settimana. Immancabile andare una sera a cena al Mama Africa, dov’è possibile assaggiare carne d’ogni tipo, da quella di coccodrillo a quella di struzzo, e ascoltare dal vivo la buona musica africana. Capiterete di certo al The beerhouse per sorseggiare una birra in terrazza, in una folla di giovani pronti a far festa, e, se siete in cerca di buona musica, vi consiglio di andare, il venerdì sera, al club 169. Una mattina recatevi in Green market square a curiosare fra i prodotti artigianali all’afrikan market e, se vi capita, fermatevi a pranzare al Cafe Sante.
Evitate di uscire la sera con troppo denaro. Lasciate al vostro alloggio il portafoglio, portandovi solo 200/300 rands, ed evitate di indossare gioielli: purtroppo rapinano con facilità, soprattutto i turisti persi nell’ebbrezza dell’alcool. E ricordate che l’alcool, in Sudafrica, non costa niente…
Non troppo lontano da Long street, a Darling street, c’è il Municipio di Cape Town. Dal bel balcone in stile Edoardiano, nel 1990, Mandela fece il suo famoso freedom speech, dopo ventisette anni in prigione.
Camminando verso Sud fino a Queen Victoria Street, passeggiate nel The Company’s Garden e visitate il South African Parliament. Vi sembrerà di stare in un giardino inglese: gli scoiattoli attraversano la strada di continuo ed è pieno di piccoli gabbiani e di storni con le ali color tamarindo. Più avanti ci sono il South African Museum, il planetario e la montagna, sempre più vicina e imponente.
Proseguendo la passeggiata, stavolta verso Nord, si arriva in Buitengracht Street. Vi ritroverete in un luogo di fiaba, dalle case colorate di rosa, giallo e verde pastello: è il quartiere musulmano di Bo-Kaap, dove un forte odore di curcuma permea i muri e le strade. Qui le bambine vi guarderanno curiose e sorridenti, con i capi coperti dal velo, mentre i bambini chiederanno di essere fotografati: «hallo tourist, take a picture of me!».
La domenica Cape Town è vuota e silenziosa e l’unico posto dove andare è V & A Waterfront. Non è solo una zona di shopping, ma è anche il perno della vita cittadina. Tra i due centri commerciali si erge grande la ruota panoramica, la luce bianca dei lampioni crea un’atmosfera ricca di romanticismo, le poltrone eleganti dei ristoranti e dei bar, le navi ancorate al porto, le foche che fanno piroette nell’acqua sotto al molo di legno. In mezzo alla piazza c’è un uomo, ha le mani e il viso dipinti d’oro e gioca con il fuoco. Poco lontano alcuni artisti di strada danzano e suonano musica piena di folklore.
Da Waterfront partono i battelli per Robben Island, carcere per prigionieri politici durante l’apartheid. Limitatevi a guardare l’isola da lontano, perché il tour è un’inutile perdita di tempo: non dà nessuna informazione in più rispetto a quella che Nelson Mandela vi fu tenuto prigioniero, e vi costringerà a restare su un pullman per ore, lontano dall’acqua cristallina e dalla bella roccia nera.
Cape Town è Table Mountain, Table Mountain è Cape Town. Per questo è d’obbligo prendersi una giornata per scalare la montagna. Se siete per il trekking, potete scegliere il sentiero più facile o quello più ripido, il più breve o il più faticoso. Altrimenti potreste salire con la Cableway, ma a rischio di togliervi il grande piacere di una fatica che premia, di un’escursione termica che prima brucia e poi gela, la bellezza del fynbos (fauna e flora tipiche), i piccoli ruscelli, la cima, cosparsa di nubi e vertigini da brivido.