TAPPA 1: LEH
Nel cuore dei viaggiatori c’è la voglia di spingersi lontano, il più lontano possibile, alla scoperta di ciò che non si conosce, dell’esperienza autentica. Poi c’è la montagna, misteriosa ed eterna. L’uomo l’ha sempre rispettata, sfidata, ambita, sofferta. Forse per la voglia di porsi limiti sempre maggiori, forse per quella naturale ricerca dell’alto che da sempre ci guida lungo la nostra esistenza. Ed infine ci sono luoghi veramente lontani, lontani davvero da tutto.
Luoghi dove nonostante lo scorrere del tempo, i cambiamenti geopolitici e l’arrivo della modernitá si vive come secoli fa. Luoghi dove la natura domina su tutto e l’uomo può solo addattarvisi. Qui le tradizioni ed i saperi sono antichi come il mondo ed i custodi di questi segreti millenari sono i monaci, santi che vivono o in monasteri inaccessibili per la maggior parte dei mesi dell’anno, o addirittura in grotte isolate da tutto.
Le storie antiche raccontano persino che il Regno del Ladakh sia il luogo di partenza per raggiungere la mitica Shambhala, l’epica regione che secondo i testi antichi sorge nascosta ai piedi dell’Himalaya, un paradiso in terra il cui accesso è riservato solo a chi raggiunge un livello superiore di coscienza.
Noi invece, poveri peccatori, decolliamo all’alba lasciandoci alle spalle Delhi, o almeno quella sauna umida in cui la città Indiana si trasforma nei mesi estivi. L’aereo è gremito. Gruppi di trekker attrezzati di tutto punto sono pronti a settimane di cammino. Arrivano da ogni parte del mondo. Per alcuni è la prima volta mentre altri l’Himalaya la conoscono bene. Hanno i volti segnati dal sole e gli occhi che brillano sicuri, mentre rispondono alle nostre domande ingenue ed inesperte.
Noi nel frattempo ci guardiamo perplessi interrogandoci “L’avremo preso leggermente sotto gamba questo Ladakh ?!!”
Diciamo che non ci si puó propriamente definire sportivi. Curiosi si, avventurieri forse, sicuramente incoscienti ma di certo sportivi proprio no.
Dopo aver sorvolato per circa un’ora vette magnifiche ed impenetrabili intravediamo finalmente la piccola pista d’atterraggio ricavata tra le montagne. I poliziotti ci accolgono sorridenti ed i controlli scorrono blandi e veloci.
L’aria rarefatta rallenta i movimenti e tutto sembra eccessivamente faticoso. A 3400 metri, il “mountain sickness” é uno dei nemici più temuti. L’ossigeno é poco ed i primi giorni é consigliabile acclimatarsi dormendo molto, bevendo tanta acqua ed evitando grandi sforzi.
Non me ne curo piú di tanto mentre accendo la prima sigaretta Himalayana…Finalmente sul tetto del mondo, bisogna festeggiare.
Un maestoso Gompa bianco e rosso domina solenne la cittá e la valle, dall’alto di una cima.
Ai suoi piedi sorge Leh, adagiata tra le montagne. Circondata da un paesaggio marziano si sviluppa a “piani” dal basso verso l’alto. Un sistema di piccoli canali costeggia i muretti a secco e convoglia l’acqua proveniente dai ghiacciai, permettendo alla cittá di vivere nel verde, di coltivare e di allevare bestiame. La strada principale, che attraversa la cittá dal basso verso l’alto, nelle ore di punta brulica di macchine, taxi minivan, mucche, moto e carri che fanno su e giú portando escursionisti verso i tanti passi intorno a Leh.
In cittá invece si trovano negozietti variopinti di ogni tipo, si vende di tutto dagli oggetti tradizionali alle attrezzature per la montagna, dai tessuti indiani ai prodotti di elettronica. Ristoranti caratteristici e numerose agenzie locali a cui rivolgersi per organizzare escursioni. Il bar più frequentato é quello dei climbers, per metá palestra e per metá bar, qui dal primo pomeriggio fino a sera si incontrano giovani viaggiatori e local che, tra un tè e una salita, un disco e una partita a carte, passano le ore scambiando consigli, dritte e informazioni di viaggio.
La connessione c’é ma solo poche ore al giorno ed i piccoli internet caffè sono sempre affollati.
La sera invece cala il silenzio ed un cielo sfolgorante di stelle accompagna i viaggiatori a bere nei piccoli baretti prima del meritato riposo. Non si va quasi mai a letto tardi qui, si vive con il ritmo del sole.
Un tempo capitale del regno, Leh vive oggi di agricoltura, pastorizia e turismo. Da qui infatti partono ogni giorno viaggiatori di ogni tipo: bikers, trekker, climber, hippie ed tante altre varietá di pazzi che intendono partire per sfidare queste vette invalicabili. Riconosciuta come uno dei centri spirituali piú importanti della terra Leh rimane una delle poche cittá dove musulmani, buddisti e Industi vivono in totale armonia e rispetto. I monasteri Buddhisti sorgono in tutta la valle mentre dai vicoli della cittá arrivano i profumi del pane appena sfornato dalla comunitá mussulmana, fino a quando il canto del Muezzin richiama alla preghiera. I Sadu vengono accolti e rispettati da tutti. L’atmosfera é completamente diversa dal resto dell’India.
Al nostro arrivo veniamo accolti da Bharat, un ragazzo indiano sulla trentina che parla un perfetto inglese ed ha il sorriso contagioso. Al primo approccio capiamo entrambi che passeremo dei giorni intensi insieme.
È una delle guide di Ladakh Safari, agenzia di professionisti locali che ci aiuterá nella scoperta della regione. In luoghi come questo é fondamentale avere supporto da gente del posto esperta, che vive e conosce la zona e puó fornire supporto logistico, guide e soprattutto piloti. Guidare per queste strade é un’impresa e in certi punti non si scherza. Con i ragazzi di Ladakh Safari é subito intesa, la loro serietá ci tranquillizza molto e siamo pronti a sederci a tavolino.
Colui che diventerá un caro amico in questi 20 giorni ci dedica la serata per pianificare le escursioni . La scena é sempre la stessa in ogni viaggio: tavolo pieno di cose, mappe e cartine, tè fumante e quaderno degli appunti che si riempie velocemente. Non chiedo di meglio.
Un’ottima soluzione per visitare il Ladakh é rimanere a Leh come base e da li muoversi per le escursioni, che possono durare anche alcuni giorni.
Pianifichiamo per i prossimi giorni tre diverse “avventure”, sono felice e posso solamente dire che .. non vedo l’ora
In collaborazione con Ladakh Safari