Tempo di lettura: 2 min

Accusato di sodomia. Per primo ha immaginato l’uomo volare. Affamato di sapere. Dall’astrologia all’anatomia. Dall’architettura alla pittura. Uomo indiscusso della scienza. La sua Gioconda ancora ci sorride.

Leonardo Da Vinci è stato tutto questo e molto ancora. Ma forse pochi sanno che sempre a lui si deve la creazione di quel classico gioco consistente in una vignetta che il solutore deve interpretare: il rebus.
L’uomo e i suoi enigmi. Gli oracoli e i loro responsi. La storia e la scienza che si fondono. Tra esoterismo e simbologia le origini dell’enigmistica sono davvero antiche. Il primo sovrano della prima dinastia dell’antico Egitto, Narmer (3000 a.c.), identificato anche come il “mitico” Re Scorpione, si firmava con un disegno costituito da un pesce (nar) e da uno scalpello (mer).
La leggenda vuole che Omero si lasciò morire dalla vergogna per non essere stato in grado di risolvere un indovinello postogli da alcuni pescatori dell’isola di Ios in Grecia: “Quello che noi abbiamo preso, l’abbiamo lasciato; quanto non abbiamo preso, ce lo portiamo”. (Caro Omero, la soluzione erano “le pulci”).
Nella Francia del ‘700 nasce la “charade”. Dagli enigmi e gli indovinelli che raffigurano un oggetto, concreto o astratto che sia, si passa ad una combinazione di lettere. Le “sciarade” divennero così in voga da diventare addirittura un modo per passare le serate, con le cosiddette “sciarade viventi”, raccontate da William Thackeray ne “La fiera delle vanità”.
Una lunga lotta tra creatore e solutore. Il primo cerca di indicare un concetto o un insieme di cose, ma lascia al secondo la possibilità di trovare la soluzione per mezzo dell’ingegno.
Simbologie che ci accompagnano nel tempo e che “the trip” oggi presenta a conclusione del suo primo anno di vita. Il miraggio dell’America, antichi popoli sconosciuti nel cuore del Brasile, le leggende degli “stupa” birmani, la frenetica vita della capitale del Vietnam. Una lotta partita con un semplice enigma e risolta con una sciarada. Perché “the trip” è riuscito a fondere creatore e solutore e, tramite il lavoro del primo e l’ingegno del secondo, oggi continuiamo insieme a sfogliare quel piccolo sogno che solo qualche mese fa somigliava ad un’agognata Itaca.

Valentina Diaconale


Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga
fertile in avventure e in esperienze.
I Lestrigoni o i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere:
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
In Ciclopi o Lestrigoni no certo,
ne’ nell’irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro
se l’anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga,
che i mattini d’estate siano tanti
quando nei porti – finalmente e con che gioia –
toccherai terra tu per la prima volta:
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre,
tutta merce fina, e anche profumi
penetranti d’ogni sorta, più profumi
inebrianti che puoi,
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca –
Raggiungerla sia il tuo pensiero costante.
Soprattutto, però, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
in viaggio: che cos’altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Konstantinos Kavafis (1911)

Articolo precedenteNanga Parbat il divino e la montagna
Articolo successivoIl miraggio de La Merica