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Dopo questo covid che ci ha messo a dura prova finalmente usciamo con il nostro primo capitolo di Adaptation dedicato all’Italia, in particolare all’Emilia Romagna, scritto e diretto da Marco Merola.

Tema centrale del ‘viaggio’, è stato l’acqua. Il suo ciclo di vita, i suoi usi, la salvaguardia, la rigenerazione e la valorizzazione della risorsa, gli investimenti per difendersi dalle esondazioni, l’impatto sulla popolazione.

Citando il nostro comunicato stampa “Le collaborazioni nate sul campo sono state decisive per la riuscita del lavoro. Dal CNR al Consorzio di Bonifica Renana, dall’Autorità di Bacino di Distretto del Fiume Po all’Ecovillaggio Montale, dal Consorzio di Bonifica della Romagna al Gruppo Hera, che ha aperto le porte dei suoi impianti e mostrato tecnologie di frontiera.

Se in Emilia Romagna si sta facendo tanto, in altre parti del Paese la situazione appare meno rosea. L’Italia versa in uno stato di crisi idrica strutturale, causata da numerosi e concomitanti fattori: eccessivo water footprint, perdite nelle reti, condizioni climatiche sempre più estreme, spreco della risorsa e mancato o insufficiente riuso.
Secondo recenti studi (confortati da azioni di monitoraggio portate avanti nel tempo in tutta la penisola) mancherebbero all’appello 23,4 miliardi di metri cubi d’acqua. Vale a dire una quantità pari a quella contenuta nel lago di Como.

Per essere ancora più chiari, nel 2020 stiamo sperimentando la peggiore crisi di siccità mai verificatasi negli ultimi 60 anni. Significa meno acqua da bere, ma anche meno acqua per la nostra agricoltura, che da sola consuma ben il 70% di tutta l’acqua dolce disponibile.
Negli ultimi 20 anni, poi, la siccità ha provocato danni all’agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro.

Dinanzi ad uno scenario del genere appare evidente che il risparmio d’acqua, la manutenzione e il monitoraggio technology-driven delle reti, la cultura del riuso, la depurazione, il controllo qualità, le buone pratiche di uso (da parte dell’utilizzatore finale) rappresentino le condizioni necessarie per la costruzione di un modello di vita sostenibile e rispettoso della ‘risorsa acqua’.

Allo stesso tempo, per la crescita di una comunità realmente resiliente e ‘adattata’ occorrono pianificazione, investimenti e infrastrutture importanti, come le enormi ‘vasche’ scavate sotto piazzale Kennedy, nel pieno centro di Rimini, per farvi convergere acque piovane e reflue in eccesso ed evitare che vengano sversate in mare (si tratta di uno dei principali interventi del cosiddetto PSBO, Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato)”.

Una marcia, la nostra, verso un cambiamento di prospettiva e di linguaggio nella divulgazione ambientale che è solo all’inizio.

di Samyra Musleh
Foto di Marco Barretta