La montagna è da sempre per me un momento di crescita.
Le prime sfide sugli sci e sui sentieri delle Dolomiti, i campi scout sull’Appennino e la scoperta di nuove valli in età adulta mi hanno fatto apprezzare tutto di questi ambienti: le loro comunità austere, la magnificenza delle vette, il silenzio all’ombra dei boschi e la bellezza dei sentieri sono gli aspetti che più tengo a cuore. Entrare in contatto con le comunità locali penso sia determinante per conoscere veramente il luogo. Queste rappresentano le vere custodi della storia e della cultura della terra che abitano ed il confronto con esse mi porta ad una continua riscoperta di me stesso.
Oggi è diventata una passione che si spinge ben oltre l’ascoltare storie davanti a una buona bottiglia di vino e una toma di alpeggio. Se spinti da curiosità e rispetto verso il prossimo si raggiungeranno situazioni indimenticabili. Il confronto con la maestosità delle vette invece, penso sia un buon metodo per riscoprirci umili di fronte alla magnificenza di Madre Natura. Penso che in questa umiltà risieda una chiave per vivere in armonia. Infine, credo sia il sentiero la vera essenza di questa magia; metafora in grado farci apprezzare la vita, noi stessi e lo spirito di gruppo, il cammino ci regala sempre grandi ricompense fatte di paesaggi mozzafiato e una piacevole stanchezza.
Priva di comodità e oramai disabitata, la Val Grande ci trasmette in maniera inedita il sapore di una montagna oramai dimenticata. Nonostante i bivacchi siano chiusi a fronte dell’emergenza Covid-19, qui i decreti – legge di marzo sembrano quasi superflui per una valle già inospitale per natura. Diluvia quando entriamo a Malesco, ma la sensazione di tornare in montagna dopo mesi è indescrivibile.
La Val Grande è racchiusa nel cuore della provincia del Verbano – Cusio – Ossola, nelle pre-alpi piemontesi, in Italia. Istituita parco nazionale nel 1992, la valle si estende in un territorio di più di 15mila ettari, su un terreno prevalentemente montuoso, contornato dalle sponde occidentali del lago Maggiore, a est, e dalla catena del massiccio del Monte Rosa, ad ovest. E’ curioso come a pochi km di distanza tra Milano e Torino, due tra le città più popolate di Italia, si estenda quella che oggi è considerata la più grande area selvaggia italiana. In poco più di un’ora di macchina, tangenziali, code sui viali e frenesia cittadina diventano poco più di un ricordo già dimenticato a valle. Con il termine wilderness si riesce a immaginare un luogo che va oltre gli spazi sconfinati, i luoghi selvaggi ed incontaminati dalla presenza dell’uomo, ma un luogo in cui di fatto la presenza della comunità umana non ne ha mai influenzato né compromesso il patrimonio naturale. Qui infatti le tracce dell’uomo sono ben evidenti: alpeggi, mulattiere, leggende e bivacchi marcano la presenza umana che si è succeduta nei secoli, ma che sembra essersi messa sempre in secondo piano rispetto alla natura austera di questo luogo.
Oggi la valle è un luogo abbandonato, senza strade, senza insediamenti fatta eccezione per il paese di Cicogna, sua capitale, che nel 2020 conta 20 residenti. I primi esseri viventi che incontriamo sul sentiero ad Alpe Scaredi sono dei muli e un pascolo bovino apparentemente abbandonato a sé stesso, con il quale decidiamo di trascorrere la notte. Qui la natura è padrona dei suoi spazi, ed è il silenzio a primeggiare tra le creste, i boschi, i fiumi ed i pascoli della Val Grande.
Quel silenzio scandito tra il suono dei campanacci, che è capace di farci esplorare il profondo delle cose, della nostra vita e del luogo in cui ci troviamo. Il buongiorno del Monte Rosa innevato ci fa venire la pelle d’oca. La memoria di questo luogo è in grado di accompagnarci a migliaia di anni fa, dove le scritte incise nell’alpe di Sassoledo testimoniano insediamenti rupestri e l’intimità di una connessione uomo – natura viva già da millenni. La nostra memoria invece incontra quella della valle al bivacco Bocchetta di Campo e a Cicogna, punti importanti della resistenza locale contro i rastrellamenti nazifascisti. La nostra vita odierna invece ci fa assaporare questi luoghi facendoci sentire più vivi e grati per tanta bellezza, facendoci vivere questi luoghi quasi in maniera religiosa. Dopo mesi in cui stress, angoscia ed insicurezza hanno caratterizzato la nostra vita chiusa tra le quattro mura di casa nostra, scoprire questa valle è una vera e propria boccata di libertà.
di Nicola Iafrate