TAPPA 1 – MONACO
In tutta sincerità al mio arrivo a Monaco l’impatto non è stato dei migliori. Sono partita da casa alle sei e mezza, avendo dormito solo due ore. Arrivata mi accoglie un freddo, non estremo, ma comunque sensibile, peggiorato dal vento. Mi dirigo a prendere l’autobus che mi porterà in città, in poco più di mezz’ora sono arrivata la stazione centrale. Efficiente, poco ma sicuro.
Nulla di particolarmente notevole in termini generali, solo la poca cortesia di quelle poche persone a cui chiedo qualche informazione, della cassiera per prendere un caffè e del signore che era in fila, ma non avevo visto. Una città come altre. Dopo il check-in albergo, ho bisogno di un po’ di sonno, e quando esco e già buio.
Da tenere conto, è che è la vigilia di Natale. Non credevo sarebbe stato molto influente, se in caso lo dovesse essere stato, nel verso opposto. Per strada ci sono persone che passeggiano, non molte, andando verso il centro, e i famosi mercatini di Natale, aumentano.
Il punto è che è tutto chiuso, e intendo dire tutto, i mercatini compresi, perché alle 14.00 hanno pensato bene di sbaraccare in fretta. Certo, chi mai potrebbe andarci? Avranno pensato loro. Ma io la penso in modo diverso: chiunque, soprattutto i turisti, che come ho modo di vedere e sentire, sono molti.
Giriamo spaesati, in una città che in teoria di questa festività dovrebbe farne una forza, e spingere proprio su questi mercatini, perché da offrire oltre ad essi non ha poi molto. Illuminazioni ce ne sono, ma nulla di paragonabile ad altre città europee che ho potuto visitare più o meno nello stesso periodo, o quanto meno a dicembre. Vienna e Budapest, per cui ho comunque un grande amore, in confronto sono addobbate il 200% in più.
Cammino comunque, magari mi sbaglio e proprio girando l’angolo Monaco mi sorprenderà. Ma non è così.
Quindi alle 19, in pieno rispetto della cultura tedesca, comincio a cercare del cibo, ovviamente tedesco. Come ho detto è quasi tutto chiuso, ma trovò una Stube che mi accoglie. È molto carina, con enormi tavolate sociali, e il caso vuole che mi sieda accanto proprio a due italiani. Noto, ma lo avevo già notato comprando acqua, caffè e biscottini, che i prezzi non sono bassi come per qualche ragione mi sarei aspettata. Lo notato anche i miei nuovi conoscenti.
Ci diciamo le stesse cose: ”Mercatini chiusi? Assurdo. Per strada? Una quantità incredibile di immigrati. Prezzi? Tutti troppo alti per essere in un centro non così grande. Turisti? Pieno. La cena? Senza infamia e senza lode. La città? Ancora non saprei.”
Io so solo che i due tedeschi che conosco, quando ho detto loro che andavo a Monaco, hanno risposto:” non è neanche Germania!”
UNA GIORNATA A MONACO
Stranamente c’è del sole, o una parvenza di esso. È il 27 ormai, quindi la città dovrebbe essersi ripresa a pieno regime. In effetti per strada si sono riversate tantissime persone, la pista di pattinaggio è colma di bambini e adulti che provano a non cadere, e quei pochi banchetti che hanno resistito alla fatidica festività offrono Bretzel, Schnitzel, Bratwurst, patatine, vino caldo.
Altri, quelli che restano tutto l’anno, sulla via principale che porta a Marienplatz, vendono anche frutta, verdura, castagne arrosto, noccioline e mandorle caramellate. Con la luce, e con la vita dei suoi abitanti, ovviamente tutto è diverso. La grande via dello shopping è letteralmente gremita, le poche decorazioni non hanno più importanza. Le facciate dei palazzi, non molti in verità, sono in stile mittel-europeo, come piace a me, ma non sono molto ricche.
Una cosa molto interessante, e che in Baviera, sono storicamente cattolici, quindi le chiese sono spesso cattoliche, ci sono madonne e scritte in latino, e Monaco è stato un centro importante della contro riforma.
Cose che in una Germania che nel mio immaginario è luterana e protestante, non erano minimamente previste.
Questo perché il paese è stato composto di stati indipendenti praticamente fino a quando alla fine dell’800 non si sono riuniti in un impero centrale tedesco, ma mantenendo in ogni caso una fortissima autonomia amministrativa. Ed è ancora così, questo è uno stato federale, in cui ogni Länder decide sulla maggior parte delle materie ed è rappresentato in una delle due camere legislative.
La chiesa principale, è la Frauenkirche, cattolica appunto, è una cattedrale e sede dell’arcivescovato, in stile romanico, le cui due torri a cupola svettano sulla città, grazie ad un preciso piano urbanistico per cui non possono essere costruiti nel centro palazzi che siano più altri di esse, come deciso da Ludovico I di Wittelsbach.
È famosa la leggenda che vuole al suo interno un’impronta del diavolo, che sarebbe entrato inizialmente per sfidare l’architetto che la stava completando a costruirla senza alcuna finestra.
Con un abile trucco, egli riuscì a ingannarlo, perché nessuna finestra sarebbe poi stata visibile dal foyer in cui il diavolo si trovava, grazie alla costruzione della colonne in un certo modo.
Quando il diavolo scoprì l’inganno era tardi, e non potendo entrare in una chiesa ormai consacrata, poté solo rimanere nel foyer, e lasciò per rabbia un’impronta sul pavimento.
A pochi metri c’è Marienplatz, cuore nevralgico, in cui sorge il Rathaus, il municipio, ricostruito per essere più imponente del precedente.
E credo ci riesca bene, perché in effetti è monumentale, enorme, gotico, con un’alta torre nel centro, in cui c’è uno splendido orologio a carillon di figure colorate, che si aziona ad una certa ora del giorno. Adoro il gotico, adoro il carillon, ma anche qui, mi sembra solo una versione abbastanza povera della splendida Praga e del suo orologio. A questo punto passò sotto un arco bianco, e sono al Viktualienmarkt, la piazza del mercato. E qui si apre un capitolo a parte.
A Monaco si può venire per due motivi: la birra, e il cibo.
Partendo dalla prima, ci sono un numero enorme di enorme di birrerie, di cui quelle che ricordo sono l’Augustiner, la Theresianer è la Franziskaner. Non è un caso che l’Oktober fest si faccia qui, e non è un caso che sia l’unica reale attrazione turistica della città. La storia, che mi hanno raccontato, è che, in occasione del suo matrimonio con Maria Teresa, Ludovico I decise di offrire liberamente birra e cibo per festeggiarlo a tutti i cittadini. E tale fu la gioia di tutti, che decise che si sarebbe festeggiato ogni anno in questo modo. Ormai dal 1700 è così, la prima settimana di ottobre, folle di persone si ubriacano di birra e mangiano come se il domani non dovesse arrivare mai. I numeri sono incredibili, si parla di 5 milioni di persone che ogni anno in quella settimana vanno a Monaco e bevono 6 milioni di litri di birra.
Passando al cibo, la carne di maiale regna sovrana. Al mercato ve ne renderete ancora più conto, come se al ristorante non vi fosse bastato. Ci sono una serie di piccole macellerie che offrono le quantità e qualità più disparate di Bratwurst, salsicce, salsicciotti di vari colori e dimensioni. Ma non c’e ovviamente solo questo: i tedeschi amano lo stinco, la spalla, le bistecche, le costolette. Nel panino, nello stufato, al forno, con la mostarda, in ogni modo.
In confronto i formaggi sono nulla, e sono comunque tanti: il brie, il gouda, l’edamer etc etc.. Questo è dovuto al fatto che la Baviera è una regione che tutta la terra che ha, non la coltiva, ma la mette a pascolo. Le mucche della Baviera sono mucche “felici” perché hanno ampie distese di erba tutte per loro. In poche parole qui di regola si allevano animali, non si coltivano ortaggi.
Se proprio ne volete, ci sono le Kartoffeln, cioè le patate, in insalata, condite sempre con l’aceto, e i famosi Sauercraut, i crauti, che credo siano generalmente marinati e poi cucinati.
Con mia notevole sorpresa, ho scoperto che in Germania si fa anche il vino. Ecco, la sorpresa non è però bastata a farmelo comprare.
Uscita dal mercato, dopo aver visto un’altra chiesa poco interessante, guardato qualche negozio in una via di cui non ricordo il nome, mi trovo di fronte una chiesa piccola, ma la facciata è interessante, alquanto ridondante, proprio come piace a me. Poi leggo il nome, “Asamkirke”, è la curiosità è troppa, chi è questo santo Asamo che non ho mai sentito nella mia vita? Che nome idiota è? Non lo scopro, ma neanche mi interessa, perché appena entro l’interno mi cattura.
È barocco, eccessivo, buio, scuro e poi dorato, con il soffitto completamente affrescato, una meraviglia, la mia, nel vero senso della parola. Mi illumino, finalmente, in questa città un po’ inutile, che però alla fine dei conti, ha comunque qualcosa da dire. Che sia il cibo, la birra, la storia, il paesaggio, le montagne, i castelli: questa Baviera non è così male.