Kyoto è una città che incanta per la sua capacità di conservare la tradizione e di accogliere il moderno. In questa città, si possono ammirare templi antichi, giardini zen, palazzi imperiali, ma anche grattacieli, musei, negozi e ristoranti all’avanguardia. Kyoto è il simbolo di un Giappone che sa bilanciare il rispetto per la propria storia e cultura con l’apertura al cambiamento e all’innovazione.
La tradizione di Kyoto si esprime soprattutto nella sua architettura, nella sua arte e nella sua gastronomia. La città vanta oltre 1600 templi buddhisti e 400 santuari shintoisti, che testimoniano la ricchezza spirituale e artistica del Giappone. Tra i più famosi, ci sono il Kinkaku-ji (il tempio d’oro), il Kiyomizu-dera (il tempio dell’acqua pura) e il Fushimi Inari-taisha (il santuario delle mille torii rosse). La città ospita anche il Palazzo Imperiale, la residenza degli imperatori fino al 1868, e il Castello di Nijo, la dimora dello shogun Tokugawa. Questi edifici sono circondati da splendidi giardini, che cambiano aspetto a seconda delle stagioni. In primavera, si può assistere alla fioritura dei ciliegi, mentre in autunno si può ammirare il rosso delle foglie di acero.
Il moderno di Kyoto si riflette nella sua vitalità culturale, sociale ed economica. La città è un centro di ricerca e innovazione, sede di prestigiose università e di aziende leader nei settori dell’elettronica, dell’informatica e della biotecnologia. La città è anche un luogo di divertimento e di creatività, dove si possono trovare musei d’arte contemporanea, teatri, cinema, locali notturni e festival. Tra questi, spicca il Gion Matsuri, una delle più antiche e famose feste del Giappone, che si svolge ogni luglio e che prevede una sfilata di carri decorati con stoffe preziose e oggetti d’arte.
Kyoto è una città che sa sorprendere e affascinare i visitatori con il suo contrasto tra tradizione e moderno. Una città che offre un’esperienza unica e indimenticabile a chi vuole conoscere meglio la cultura giapponese tra passato e presente.
Testi e fotografie di Marco Barretta