Uno dei temi molto importanti per la salute della laguna di Venezia è il suo grado di salinità.
Insieme al giornalista scientifico Marco Merola, per il progetto Adaptation, abbiamo intervistato Rossella Boscolo Brusà, ecologa e biologa dell’ISPRA e coordinatrice del progetto Life Lagoon Refresh.
La salinità è la quantità di sale disciolto nell’acqua, e si misura in grammi per litro (g/l) o in parti per mille (‰). L’acqua marina ha una salinità media di 35 g/l, mentre l’acqua dolce ha una salinità inferiore a 0,5 g/l. La laguna di Venezia è un ambiente intermedio tra il mare e la terra, dove si mescolano acqua dolce proveniente dai fiumi e acqua salata proveniente dal mare. Questo crea un gradiente salino, cioè una variazione della salinità da una zona all’altra della laguna.
Il gradiente salino è fondamentale per la biodiversità della laguna, perché determina la presenza di diversi ambienti e specie. Ad esempio, nella parte più interna della laguna, dove l’acqua è più dolce, si trovano le zone a canneto, caratterizzate da una vegetazione palustre che offre rifugio e nutrimento a molte specie di uccelli acquatici, come l’airone rosso e il marangone minore. Nella parte centrale della laguna, dove l’acqua è più salata, si trovano le barene, isole basse e fangose che emergono solo con la bassa marea, e che ospitano una flora e una fauna tipiche degli ambienti salmastri. Nella parte più esterna della laguna, dove l’acqua è più vicina a quella marina, si trovano le velme, canali profondi scavati dalle correnti marine, dove vivono specie di pesci come il cefalo e il branzino, che necessitano di acqua salata per riprodursi.
Di seguito l’intervista completa:
Articolo, riprese e montaggio di Marco Barretta