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testo di Luisa Brancaccio

 

Domenica Lorenzo è stato sparato. Lo hanno preso alla spalla col fucile a piombini. Dicono che è stato mio padre ma non è stato lui. Dicono che mio padre gli ha ammazzato una pecora, dicono che lo ha fatto perché Lorenzo gli ha bruciato la barca, dicono che hanno visto gli extraterrestri su in montagna, dicono che certi virus possono passare dal computer ai cristiani, che possono anche ucciderti. Ma io non ci credo.
La dottoressa gli ha dovuto togliere i piombini dalla spalla senza anestesia, con le pinze, scavando in mezzo al sangue. Dicono che a metà del lavoro è svenuta e allora ha continuato Beatrice, la moglie di Lorenzo. A lei non le fa schifo niente.
Era buio quando gli hanno sparato, lui era sulla strada per San Bartolo, gli hanno sparato dal costone di fronte e lui non ha visto chi era. Nessuno va a caccia di notte, questo è il problema. Ha chiamato i carabinieri di Filicudi e glielo ha detto, non è stato un incidente, qualcuno voleva sparargli. I carabinieri sono venuti a fare domande per due giorni poi se ne sono andati e non è successo più niente. A me non me ne frega un cazzo. Mi sono iscritto a Meetic, è un sito serio, senza virus. Ho messo la mia foto, ho chattato con qualche ragazza, una di Messina mi piaceva un sacco, le ho chiesto di venire qui ma mi ha detto che non poteva, i genitori non la mandano perché non è ancora maggiorenne. Io non ce li ho i soldi per andare a Messina in albergo, e pure se ce li avessi al limite andrei a Lipari da una puttana, almeno è una scopata sicura. Perché le ragazze sembrano tutte troie finchè stanno a casa loro ma quando si tratta di scopare si tirano sempre indietro. Vado a perdere tempo.
Stanotte ho avuto un incubo, ho sognato che mia sorella partoriva una capretta. Lei era tutta contenta, a me faceva impressione, capivo che era una cosa innaturale. Dicono che non voglia dire chi è il padre perché è un marocchino, uno di quelli che lavorano giù al molo. A Martina non la capisco, in primavera partorisce, se è marocchino si vedrà dal colore, tanto vale dirlo subito. Allora ieri ho letto il suo diario segreto. Ha un catenaccio che è una presa per il culo, l’ho aperto subito. Sulle prime tre pagine c’era scritto solo «Non ce la faccio più. Non ce la faccio più. Non ce la faccio più». Tre pagine intere. Mi sono spaventato, ho pensato vuoi vedere che è pazza. Ho richiuso il catenaccio e ho rimesso il diario a posto. Non si è accorta di niente, sta tutto il giorno davanti alla televisione a mangiare, è grassa come una vacca, non parla, mangia solo, certe volte piange. Quando aveva sette anni Martina è stata morsa alla testa da uno scorpione. Dicono che se uno scorpione ti morde alla testa puoi diventare pazzo.
Le dico Marti’ non ti preoccupare, si mette tutto a posto. E lei piange. Ma che cazzo piange a fare?
Il figlio di Matteo dice che l’anno prossimo se ne va. Forse a Padova a lavorare in fabbrica oppure in Australia dai suoi parenti. Vorrei sapere come mai quella testa di cazzo se ne va e io no. E pure Cristian, dice che vuole andare in Russia a trovarsi una moglie, dice che parte dopo l’estate ma lo diceva pure l’anno scorso. Cristian lo sa, in Russia parlano russo e lui manco l’italiano parla, in Russia fanno qualche venti gradi sotto zero e il biglietto d’aereo costa e Cristian non ha niente. Il telefonino gliel’ho regalato io quando mi sono preso quello nuovo, se no nemmeno quello aveva.
Dicono tutti che se ne vanno e non se ne va mai nessuno.
Dicono che ho ucciso il mio mulo, che certi turisti tedeschi mi hanno fatto il filmino col cellulare e poi mi hanno denunciato alla protezione animali, che andrò a finire in carcere per omicidio perché ora uccidere un mulo è grave come uccidere un cristiano. E secondo loro io uccidevo il mulo che ho pagato mille euro? Sta legato in montagna perché se lo tengo nelle lenze qua giù quello scappa. Il mio mulo è intero, vuole scopare, mi sta facendo diventare pazzo, fosse per me lo sgozzerei ma poi come faccio a lavorare?
Oggi ho detto a mia madre che mi brucia la pira. Secondo lei devo andare dalla dottoressa. Ma la dottoressa è femmina. Che faccio, le metto la pira in mano e le dico che mi brucia? Non mi sembra proprio il caso. Allora ci ho messo sopra il bialcol ma sono quasi morto dal dolore. Ho deciso di non fare più niente, aspetto che mi passa. Tanto, per quello che mi serve. Sull’isola non c’è nessuna donna. Nessuna donna libera che non sia mia parente. Nessuna donna che non faccia schifo come un cesso. Mio padre mi ha detto che una volta ha scopato con una turista. Gli ho chiesto come è stato, come sono le turiste? Ha detto che sono diverse, né meglio né peggio, solo diverse, strane. A me sembrano belle. Magre. Educate. Vestite bene. Soprattutto quelle del Nord.
Alicudi piccolo gioiello

Luisa Brancaccio è nata a Napoli nel 1970 e vive a Roma. Stanno tutti bene tranne me è il suo primo romanzo (Einaudi 2013).
http://www.einaudi.it/libri/libro/luisa-brancaccio/stanno-tutti-bene-tranne-me/978880621514

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Redazione the trip
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