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Sabbia, vastità geografica, caldo asciutto, infinite stelle, il mare del sud. Il territorio più arido al mondo, al Nord del paese più lungo. Il deserto di Atacama è decisamente una terra marciana.

Le sue condizioni geografiche estreme generano una natura sempre vergine, e il nostro contatto con la terra diventa molto stretto. Giorno dopo giorno, passo dopo passo, si inizia a capire il deserto, che non è scontato. È pieno di miraggi blu, che a volte fanno confondere la vista, e per quello in questo viaggio si impara a fidarsi dell’istinto. Tante volte ti trovi da solo, circondato di kilometri di sola terra – ed è proprio quello il bello del deserto di Atacama.

Anche se non saprò raccogliere le immagini del nostro viaggio in un tutto organico – perché l’effetto miraggio è sempre presente – fisserò i singoli frammenti il più fedelmente possibile.

Il nostro percorso per il deserto di Atacama può dividersi in quattro tappe, sempre più in alto e sempre più al Nord.

3.258 km. di autostrada in macchina, in una linea verticale di andata e ritorno:

Santiago – Caldera – Antofagasta – San Pedro de Atacama – Antofagasta – Caldera – Santiago.

Due pensieri per ogni posto.

 

La Ruta 5

876 km. Santiago (la capitale) – Caldera (primo stop, punto base)

1.629 km. Santiago – San Pedro de Atacama

3.363 km. lunguezza totale della Ruta 5, che atttraversa il Cile da Nord a Sud

4.329 km. lunguezza del territorio cileno (1/10 della circonferenza terrestre)

8.000 km. lunguezza del territorio cileno più il territorio antartico (il paese più largo al mondo)

 

DA SANTIAGO A CALDERA

Da Santiago a Caldera abbiamo fatto dieci ore in macchina sull’infinita Ruta 5. Qui si vede il cambio di geografia e natura della valle del Cile centrale che si trasforma fino a diventare deserto. I colori cambiano dal verde vegetale alle montagne di dune color terracotta, che si perdono di vista fino ad arrivare alla Cordillera de los Andes. In quelle dieci ore di viaggio in macchina quasi senza rendertene conto lasci alle spalle le turbulenze della vita in città, per entrare in una condizione desertica che ti emoziona. Il cambio di paessaggio fisico diventa uno stato d’animo, e senti che anche tu ti stai riempiendo di “vuoto” e di tranquillitá.

Prima di partire abbiamo preparato quattro cd, che abbiamo ascoltato per 3.258 km.

CALDERA

Regione di Atacama, norte grande. È allineata frontalmente con l’Isola di Pasqua.

Caldera è un piccolo paese di pescatori nella costa dell’Atlantico, circondato di sabbia, ma molto fertile. Un’oasi ferma nel tempo, per fortuna sconosciuta, la cui semplicità nasconde l’immenso cielo surreale intorno a lei. A Caldera si vede sempre il mare e si scovano spiagge nascoste circondate da alti muri di strati di terra colorata dal giallo al rosso. Lì si trovano fossili coperti di sale che fanno avvertire la magnificenza dell’antica vita sottomarina. Sono frammenti di paradiso costiero, dove arrivano solo quelli che hanno camminato nel deserto per lungo tempo. Tutta Caldera è un museo di fossili di creature marine, rose di sabbia, diversi tipi di cactus, pietre preziose. L’Oceano Pacifico, freddissimo, la custodisce. Tutti i cileni fanno il bagno nell’Oceano. Fra gli europei, solo alcuni osano. Si mangia la jaiva, el loco, el piure e el erizo già conditi con limone e sale, in piccoli cartocci di plastica, che si comprano al mercato per 5 euro.

ANTOFAGASTA

Il nostro punto di appoggio tra Caldera e San Pedro si potrebbe descrivere come una piccola Miami Beach sudamericana. Si beve la michelada lungo la costiera di fronte al mare, si mangia la empanada de mariscos, si guarda il tramonto, si fa surf. La città antica invece è un museo di graffiti che raccontano la storia dell’immaginario mistico sudamericano. La pachamama e i cactus magici stanno ovunque.

SAN PEDRO DE ATACAMA

Il nostro viaggio di tre giorni a San Pedro de Atacama, un Altopiano a 3.300 metri sul livello del mare, si può raccontare come un’immersione graduale nelle venature più profonde dell’altopiano desertico seguita da un’emersione violenta.

Siamo entrati poco a poco, ogni giorno di più, nella profondità delle dune. Seguendo il consiglio di un ragazzo locale siamo riusciti a trovare un posto libero da altre persone e abbiamo fatto un viaggio lungo una giornata nella Quebrada Jerez. Una quebrada è una grande crepa nella terra e questa in particolare era del tipo che si apre per fare passare un piccolo fiume, da cui nasce una valle verde, sempre dentro alla terra, circondata da pianure desertiche. Se si alza la testa da dentro la crepa si vedono muri di terra altissimi, da cui si può distinguere ognuno degli strati della superficie, sentire il caldo secco a picco sulla faccia, e rendersi conto che ci sei solo tu lì, accanto a kilometri di sola terra.

Più profondo nel deserto andiamo, e più intenso si vede l’arcobaleno di colori che dipingono la terra. San Pedro de Atacama è, soprattutto, una ri-scoperta dei colori. Più si abbassa il sole, più diventano rosse le dune e il cielo. La geografía inizia a dipingersi come un tessuto andino: diventa verde, azzurra, di tutti toni del giallo e del rosso. Alzando la testa vedi una stella dopo l’altra apparire all’orizzonte. Le stelle riempiono il cielo – ti circondano in una cupola perfetta a 180º, e pare di avere la sensazione che in quel posto dove stiamo in piedi la terra abbia una certa curvatura, quella del suo circolo.

La luna sta di fronte, e anche se è a metà si vede tutta, talmente grande che sembra un piccolo pianeta. In quel momento si è nel picco della catarsi emozionale e se si continua ad avanzare lungo la ruta si riesce a vedere, l’ALMA (l’anima). C’è anche uno dei radiotelescopi più grande al mondo, che in quel momento sta guardando con il suo enorme occhio le stesse stelle che tu stai guardando. Il 70% dei punti di osservazione al mondo si trovano nel deserto di Atacama, perché la sua condizione pianeggiante ma ad alta quota e la bassa umidità gli permettono di avere cielo terso per gran parte dell’anno.

“Le stelle sono la matrice di tutte le cose della terra e ogni stella è soltanto la prefigurazione spirituale di una pianta, tale come la rappresenta, in modo che ogni erba o pianta è una stella terrestre guardando il cielo, proprio come ogni stella è una pianta celeste in forma spirituale, che è diversa di quelli terrestri solo per la sua materia… piante celesti e erbe si rivolgono al lato della terra e guardano le erbe che hanno procreato, insufflandogli qualche particolare virtù”.

 (Crollius, Tractatus novus de signaturis rerum internis, 1608).

Ad Atacama, le parole “erba” o “pianta” si possono sostituire con “granello di sabbia”. È l’effetto che hai quando scendi dall’altopiano e lasci alle spalle le dune. L’unica raccomandazione: masticare sempre, sempre, le foglie di coca. millenaria pianta andina e cura unica per la puna (mal di altezza).

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