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Giornate africane è un racconto di viaggio sul Togo.

La consapevolezza è il mezzo per percorrere la strada dell’equilibrio.
Quale maggior consapevolezza se non quella di vedere con i propri occhi una cultura diametralmente opposta alla nostra?

Un turista può solo dare una breve sbirciata, mentre come volontario dell’associazione della  Maisons sans Frontieres ho potuto toccare con mano le abitudini della popolazione del luogo, vivendo per oltre un mese totalmente integrato nella comunità di un piccolo villaggio del Togo.
Appena messo piede fuori dall’aeroporto una luce diversa invade la vista, colori nuovi e nuovi cromatismi generano sensazioni mai provate.

Sul taxi che viaggia verso il villaggio, le immagini si susseguono rapide e lo sguardo salta da una parte all’altra nel tentativo di non farle sfuggire. Ogni cosa è interessante, ogni cosa è diversa, non bastano gli occhi. Immaginavo di incontrare una cultura diversa invece mi sento catapultato totalmente in un altro mondo!

La mente cerca di elaborare il tutto e l’unica parola che si avvicina al concetto elaborato è VITA.
Traffico e persone ovunque, odori che riempiono le narici e rumori che riempiono le orecchie. Tutti i sensi sono coinvolti in un vortice di sensazioni indescrivibili.
VITA, ma non come nelle nostre città europee dove ognuno viaggia solitario nel proprio binario. Queste persone sono sorridenti, indaffarate, spensierate, senza binari da seguire.
In Africa pare proprio che esista solo il presente, istante dopo istante, momento dopo momento. Sarà questo il motivo della loro felicità?

Nel villaggio di Kuma Tsame Totsi l’accoglienza è unica. Le persone sono disponibili e si respira un’aria di tranquillità e pace. Facce simpatiche ti osservano rilassate. Le case di fango son prive di energia elettrica e immerse nella vegetazione. Tutto contribuisce a creare un ritmo di vita lento e disteso, dove il lavoro è ancora totalmente manuale e le giornate si susseguono con semplicità. Il gallo inizia a cantare presto e i ritmi di tamburi che segnalano l’ingresso a scuola, sono la sveglia di una nuova giornata africana. Nelle piccole abitazioni si entra solo per dormire e la vita si svolge totalmente all’aperto. Si cucina, si mangia, si gioca, si canta, ci si riposa. Quello che è considerato spazio comune diventa luogo di scambio e condivisione. La solitudine non esiste. L’empatia è forte e la gioia si vede in ogni sguardo…

In volo verso casa i ricordi ancora freschi si presentano alla mente e la solitudine del viaggio stimola numerosi pensieri. Tra le tante riflessioni un proverbio mi ronza in testa insistente: “Qualunque cosa hai pensato dell’Africa, pensaci ancora”. Come a dire che quella cultura talmente diversa dalla nostra sarà sempre difficile da capire; rimarrà sempre un mistero da svelare. Possiamo pensarci e ripensarci ma le abitudini africane ci risulteranno sempre incomprensibili. Non può essere razionalizzata perché l’Africa è pura emozione.

di Nicola Congia

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Redazione the trip
The Trip Magazine nasce agli inizia del 2010 a Roma per proporsi come punto di vista alternativo al modo convenzionale di viaggiare. Siamo uno spazio virtuale per la promozione della cultura del viaggio e dei suoi protagonisti. Amiamo la natura e i paesaggi, la storia ed i monumenti, ma prima di tutto amiamo le persone e le dinamiche umane che si celano dietro di esse, a tutte le latitudini del mondo.