Il fiume Danubio è lungo 2778 km ma tranquilli, vi accompagnerò solo per una piccola parte del suo corso, in una regione sorprendente e piena di vita che cerca il modo di convivere in un delicato ecosistema: la Slovacchia.
Qui, un luogo che nel tempo ha sofferto e soffre ancora della costruzione di dighe e argini artificiali, tante persone hanno capito che il Danubio non è solo un’inesauribile risorsa a disposizione degli umani. Questa è la storia che abbiamo raccontato in “Habitat, la geografia degli altri”, il documentario realizzato insieme al giornalista Lorenzo Colantoni, che racconta come gli habitat europei stanno cambiando adattandosi alla presenza dell’uomo e al cambiamento climatico.
Il fiume Danubio sfocia nel Mar Nero attraverso un delta che rappresenta la seconda zona umida naturale più grande d’Europa. Il Bacino è caratterizzato da un ecosistema acquatico con numerose e importanti aree naturali, comprese le zone umide e le pianure alluvionali. Non ha solo un alto valore ambientale ma anche economico e sociale. Supporta l’approvvigionamento di acqua potabile, l’agricoltura, l’industria, la pesca, il turismo e le attività ricreative, la produzione di energia, la navigazione e lo smaltimento finale delle acque reflue.
L’utilizzo delle risorse idriche per importanti attività umane, come quelle municipali, l’industria e l’agricoltura, ha comportato cambiamenti nei sistemi idrologici. Sono stati creati problemi di qualità e quantità dell’acqua, inclusi significativi danni ambientali e ridotta qualità della vita.
Questo reportage è stato realizzato nel delta interno del Danubio, dove ho seguito il racconto di Adriana Brossmannova, di BROZ, la quale lavora all’attuazione di azioni pratiche di conservazione di migliaia di aree naturalistiche in tutta la Slovacchia, in cui possiamo ancora trovare foreste alluvionali, piccole aree umide e paludi, che spesso ho attraversato a piedi nudi o su una canoa di legno da due metri.
Ho raccontato un habitat incredibile, specie di uccelli che si riprendono i loro spazi, anche se questi stessi spazi stanno diventando sempre più rari. Dobbiamo riportare l’acqua in questi ecosistemi e capire che la bellezza e la ricchezza della natura non ha bisogno del controllo dell’uomo.
Testi e fotografie di Marco Barretta