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Le Azzorre sono un arcipelago di nove isole vulcaniche nel mezzo dell’Oceano Atlantico, famose per la loro bellezza naturale ma anche per la loro storia. Ho navigato tra queste isole alla scoperta di un’antica tradizione, quella dei balenieri, che per più di un secolo hanno cacciato i grandi cetacei che popolano le acque circostanti.

La caccia alla balena nelle Azzorre iniziò nel 1850, quando i marinai locali entrarono in contatto con le navi baleniere statunitensi che facevano scalo nelle isole. I balenieri azzorriani impararono le tecniche e gli attrezzi di questo mestiere, che richiedeva coraggio, abilità e resistenza. Si trattava di una caccia stanziale, basata sull’osservazione dei branchi di capodogli, le balene provviste di denti più preziose per il loro olio chiamato spermaceti. Questo olio era usato per produrre candele, saponi, cosmetici e lubrificanti, ed era molto richiesto sul mercato internazionale.

I balenieri azzorriani usavano delle piccole barche a remi chiamate “botes”, con le quali si avventuravano al largo per arpionare i capodogli con delle lance. Una volta catturata la balena, la trainavano fino alla costa, dove veniva sventrata e lavorata nelle fabbriche apposite. Oltre all’olio, dalle balene si ricavavano anche l’avorio dei denti, le ossa e la carne.

La caccia alla balena nelle Azzorre terminò nel 1987, quando entrò in vigore il divieto internazionale di questa pratica. Da allora, le isole hanno cambiato il loro rapporto con i cetacei, trasformandosi in un santuario naturale dove è possibile osservare e studiare le oltre 24 specie che vi transitano o vi risiedono. Tra i protagonisti di questa trasformazione ci sono gli ex balenieri, che hanno messo a disposizione la loro esperienza e la loro passione per diventare guide turistiche o collaborare con i ricercatori.

Un esempio di questa collaborazione è quello di Gisela Dionisio, una biologa marina che da anni si dedica allo studio dei capodogli nelle Azzorre e Antero, un vecchio baleniere. Gisela ha fondato il progetto “Sperm Whale Research“, che ha lo scopo di monitorare e proteggere questi magnifici animali, attraverso l’identificazione individuale, il riconoscimento vocale e l’analisi del comportamento. Per svolgere il suo lavoro, Gisela si avvale dell’aiuto di alcuni ex balenieri, che la accompagnano nelle sue uscite in mare e le forniscono preziose informazioni sui movimenti e le abitudini dei capodogli.

Grazie a questo progetto, Gisela ha scoperto molti aspetti interessanti sulla vita sociale e familiare dei capodogli, che sono tra i mammiferi più intelligenti e affettuosi del pianeta. Ha anche contribuito a sensibilizzare la popolazione locale e i visitatori sull’importanza di conservare e rispettare questi animali, che rappresentano una parte fondamentale del patrimonio naturale e culturale delle Azzorre.

Questo articolo è nato grazie alla serie di documentari “Habitat – la geografia degli altri“, realizzati insieme al giornalista Lorenzo Colantoni con lo scopo di raccontare le nuove comunità, come in questo caso nelle Azzorre, un tempo balenieri che hanno saputo reinventarsi e diventare custodi e amici dei cetacei. Un esempio questo di come si possa passare da una relazione di sfruttamento a una di armonia con la natura, senza perdere il legame con la propria storia e la propria identità.

Testi e fotografie di Marco Barretta

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Marco Barretta
Marco Barretta è documentarista e autore romano che da vari anni si occupa di progetti complessi di comunicazione visiva e transmediale. È stato regista del documentario Race Around Ireland, poi trasmesso da Sky Bike Channel, e autore e direttore della fotografia del documentario “Habitats - la geografia degli altri”. È inoltre uno degli autori del progetto Adaptation, dedicato all’adattamento al cambiamento climatico e prodotto in collaborazione con The Trip Agency e che vanta media partnerships con enti governativi e grandi aziende private. Barretta è anche pilota di droni professionista, fotografo certificato Google Maps e diplomato Direttore della Fotografia presso la Vision Academy. Ha esperienza nell’utilizzo di tecnologie innovative quali video e foto a 360 gradi e della Realtà Virtuale, soprattutto in occasione di mostre ed eventi. In qualità di autore di comics ha scritto delle graphic novel per case editrici di livello internazionale quali Panini Comics e Tunué, vincendo anche il premio Boscarato dedicato al miglior fumetto per ragazzi.