Calais, centro nevralgico francese della crisi migratoria europea e punto strategico di chi, a tutti i cosi, voleva raggiungere il Regno Unito. Nasce nel gennaio 2015, e il 26 ottobre 2016 le autorità francesi ne dichiarano lo sgombero totale. Così, dopo mesi di accampamento, volge al termine il villaggio della speranza, dove l’uomo, ancora una volta, è riuscito a mostrare il suo attaccamento alla vita e alla sopravvivenza e dove, come denunciato da Human Rights Watch, furono calpestati i più basilari diritti.
Qui, tra mercati, scuole, bar e librerie si è cercata una strada verso la dignità e verso una normalità di vita che molti hanno perso a causa dei vari conflitti. Le foto descrivono la desolazione, oramai unica protagonista rimasta dopo quel fatidico giorno – 26 ottobre 2016 giorno degli scatti- durante il quale, più di 8000 persone verranno smistate nei vari centri di accoglienza francesi, affinché si ritrovino strategicamente il più lontano possibile dal punto nevralgico, fondamentale da raggiungere per il tentativo di attraversare lo stretto della Manica.
Non tutti accettarono queste condizioni e si nascosero nella foresta circostante. Attualmente risultano ancora 2000 migranti che si aggirano nella zona tra Calais e Dunkerque. La polizia gli dà la caccia per cercare di farli desistere, attuando ricerche notturne e diurne, senza tregua, minacciando persino le associazioni umanitarie che forniscono loro assistenza.