È notte. Da poco meno di un’ora io e mia moglie Monise abbiamo messo piede in Vietnam, ad Hanoi per la precisione, la capitale. Un taxi ci sta portando al nostro albergo, nel quartiere vecchio della città. Un dedalo di stradine contornate da edifici in stile coloniale francese alternati ad edifici moderni, colorati quanto malandati, ma soprattutto ombreggiati da una miriade di fili elettrici che si snodano in tutte le direzione senza un’apparente logicità.