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testo e foto di Tommaso De Feo

Manila, con i suoi 16 milioni di abitanti, è situata sulla più grande delle 7100 isole che formano le Filippine. È una metropoli immensa e sovrappopolata, con la più alta densità abitativa del pianeta, e considerata una delle più cosmopolite. Manila è il sogno di tutti i filippini. Ogni giorno molte persone dalle province si trasferiscono in città per cercare fortuna. Girando per le strade non si può rimanere indifferenti di fronte ai suoi grandi contrasti: centri commerciali immensi dove si può comprare la stessa merce di marca che c’è in Occidente e baraccopoli poverissime e caotiche che confinano con moderni grattacieli specchiati. Uno dei posti più suggestivi è il cimitero occupato di Navotas, che si trova nella parte nord della città, sul mare, dove più di famiglie hanno costruito le loro case sopra, dentro e intorno alle tombe, trasformando così il posto in un piccolo paese. Entrando sembra di stare in un qualsiasi cimitero cristiano con i loculi a muro, ma spingendosi nella parte più interna, che dà sul mare, si scopre densamente abitato, con le tombe che son diventate case di cemento o di legno su palafitte. Al primo approccio il posto, visivamente spettacolare, è un po’ inquietante e può suscitare emozioni piuttosto forti, ma appena superato lo shock iniziale si scopre un mondo a sé popolato principalmente da bambini perennemente sorridenti e da giovanissime famiglie.

A Navotas infatti gli anziani sembrano non esistere e quei pochi che si incontrano sostengono di essere sempre stati qui e sicuramente, come tutti gli altri abitanti, non hanno alcuna intenzione di andarsene. Perché qui stanno bene, hanno tutto quello che serve, non pagano l’affitto, l’acqua e la luce e la gente sembra vivere felice con motlo  poco. È questo che più ti stupisce e ti incanta di Novotas. L’allegria e l’immenso calore delle persone, gli sguardi felici e spensierati dei bambini nonostante l’estrema povertà. L’aspetto più surreale è che per questa gente vivere a stretto contatto con i corpi senza vita di persone, a volte loro cari, è la cosa più normale del mondo, specialmente per i bambini chevi sono nati e che con buona probabilità un giorno vi moriranno. Ironicamentequelli che se la passano peggio da queste parti sono proprio i morti che qui difficilmente trovano pace eterna, perché una strana legge mortuaria prevede che ai corpi venga affittato un loculo del cimitero per soli cinque anni, scaduti i quali, se il contratto non viene rinnovato, le salme ridotte ormai a scheletri, vengono riesumate e le ossa trasferite attentamente in un sacco di plastica per essere depositate in un magazzino generale.

Dopo pranzo Navotas cimitero city cade in un temporaneo e surreale silenzio “tombale” poiché tutti i suoi abitanti, stremati dal caldo afoso e dall’umidità che ad aprile e maggio raggiungono livelli elevatissimi, vanno a schiacciare un pisolino.

Finita la siesta una miriade di bambini scalmanati invade i vicoletti del cimitero portando colore e allegria al paesaggio grigio formato dalle sterminate lapidi a muro. I ragazzi più grandi invece passano il tempo giocando a un tavolo da biliardo incastrato tra due file di tombe sotto un grande telo di plastica per fare ombra. Non lontano due uomini si sfidano concentrati su una scacchiera. Inoltrandosi lungo i vicoli, tra le tombe spuntano minuscoli negozi che vendono riso, uova e caramelle. Accanto vi è una piccola sala con un paio di video giochi anni Ottanta. Proseguendo e districandosi tra una folla inverosimile di ragazzini che ti inseguono e che sbucano da tutte le parti, litigando ferocemente per aggiudicarsi il posto davanti all’obbiettivo, si arriva alle palafitte fatte di lamiera e canne di bambù che si estendono dalla spiaggia, formata letteralmente e unicamente da un fitto strato d’immondizia, fino a mare aperto. I vicoletti si fanno sempre più stretti, passare è quasi impossibile e senza volerlo.

Sbirciando dentro quelle paradossali abitazioni, veniamo letteralmente rapiti da una bellissima mamma di appena vent’anni che insiste per farci visitare la sua minuscola casa. Jenny ci fa sedere nell’unica stanzetta che funge da salotto, zona tv, cucina e di sera si trasforma in stanza da letto, dove su delle stuoie dormono in sette. Dopo averci presentato tutta la famiglia e varie amiche non intende lasciarci proseguire se prima non cantiamo qualche canzone insieme a lei con il suo Karaoke e, inserito il cd e impugnato il microfono, se la cava benissimo a cantare sulle note di Lady Gaga e Rihanna. Quest’attività è per i filippini una sorta di sport e usanza nazionale che tutti praticano, specialmente le ragazze. Dopo aver fatto una figuraccia al Karaoke ma ottenuto in cambio la libertà, sbuchiamo su una parte altissima formata da palafitte tremolanti e pontili stile Indiana Jones, dove dei pescatori stanno issando con un argano le loro pagode di ritorno dalla pesca e i bambini sprezzanti del pericolo si tuffano in mare da altezze da capogiro. Tornati alla spiaggia, coloratissima per via dell’immondizia, vediamo un gruppo di agili ragazzini che si sfidano facendo salti mortali pazzeschi – altra attività che va molto di moda da queste parti – rimbalzando su un vecchio materasso buttato sulla sabbia. L’ultimo sguardo si posa sui bambini che non posseggono quasi nulla, che non hanno giocattoli con cui giocare, che al posto dei peluche allevano pulcini dipingendoli di colori sgargianti, blu, verde e rosa fluorescente. Questi animali psichedelici sono il vanto e un po’ il simbolo di Novotas. Un posto bizzarro, dove la gente, nonostante tutto, guarda sempre avanti.

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